Bologna – della Rocca gioielli racconta la storia delle pietre preziose celebri nel mondo :

PIETRE CELEBRI

Settemila anni di storia testimoniano con ricchezza di eventi l’indissolubile connubio fra pietre e l’evolversi della natura umana. Le pietre preziose furono, da sempre, uno “status symbol”, incontestabile segno di ricchezza e d‘elevato livello sociale, dovendo riassumere questo concetto in una parola, si potrebbe dire, di potere. Faraoni, imperatori e papi se ne adornarono abitualmente con compiaciuta ostentazione. Molti musei, e alcune collezioni private di grande prestigio ci consentono oggi di ammirare con la dovuta attenzione quegli esemplari che paiono provenire dalla notte dei tempi, ma che con la loro sfolgorante bellezza ci danno la prova migliore della durata eterna del loro fulgore. Se le cognizioni scientifiche hanno data tutto sommato recente, la fama,  l’alone di mistero e le proprietà taumaturgiche attribuite alle pietre preziose sono invece coetanee alla loro stessa scoperta: gli appassionati di scienze esoteriche avranno di che alimentare ricerche infinite solo documentando le innumerevoli leggende che, nei più diversi campi della vita umana, hanno fatto delle pietre i soggetti principali di un film ove realtà e sogno si mescolano continuamente, senza alcuna soluzione di continuità.

DIAMANTI CELEBRI

La storia dell’uomo è particolarmente ricca di diamanti celebri: ricordarli tutti è un’impresa pressoché impossibile, e ci limiteremo quindi a citare quelli che, con maggiore frequenza, colpiscono la nostra fantasia (e quella dei commercianti). Un posto di primo piano spetta naturalmente al “Cullinan”, un grezzo il cui ritrovamento verificatosi il 26 gennaio 1905 nella miniera Premier in Sud Africa, segnò uno degli eventi più importanti nella storia dei diamanti.
Il suo peso era di 3.106 ct e sarebbe ancora il diamante più grande che sia mai stato estratto! Usiamo il condizionale perché un recente ritrovamento nei giacimenti cinesi avrebbe surclassato, e di parecchio, il primato. Dopo attenti studi finalizzati all’ ottenimento di pietre particolarmente attraenti, il grezzo fu suddiviso nel 1908 in più gemme: Cullinan I diamante a forma di goccia di 530,20 carati,oggi montato sullo scettro reale inglese chiamato Grande Stella d’Africa, Cullinan II diamante taglio cuscino di 317,40 carati montato sulla corona reale inglese, Cullinan III diamante a forma di goccia di 94,40 carati, Cullinan IV diamante a forma quadrangolare di 63,60 carati, Cullinan V diamante forma cuore di 18,80 carati, Cullinan VI diamante taglio marquise di 11,50 carati, Cullinan VII diamante taglio marquise di 8,80 carati, Cullinan VIII diamante taglio rettangolare di 6,80 carati e il Cullinan IX diamante a forma di goccia di 4,39 carati.

Il Koh-i-Noor, detto anche “Montagna di luce”, è un altro diamante che ha eccitato la fantasia di intere generazioni di appassionati, e fa parte anch’ esso dei gioielli della Casa Reale Inglese.
Con taglio ovale e peso ridotto a 108,93 ct, questa gemma in origine era tagliata “old-indian style” e pesava 186 carati.
Molto movimentata la storia di questo diamante, la cui avventura epopea ha interessato paesi come l’India (da dove è stata estratta), la Persia, 1’Afghanistan e , infine, l’Inghilterra, dove ora trova degna cornice nella Torre di Londra. Appartenuto al Gran Mogol che lo utilizzava per le cerimonie tenendolo sospeso davanti agli occhi per ammirarne l’inimitabile splendore, la tradizione lo vuole come il diamante più grande del mondo fino alla fine dell’ 800.

Quasi altrettanto famoso è il Regent, pesa 140,50 carati ed é uno dei diamanti più belli del mondo. Proveniente dall’India ha una storia lunga e avventurosa: il duca di Orléans, reggente di Francia, lo acquistò nel 1717 per un valore equivalente a circa 650.000 $ . Passato di mano in mano, fu la felicità e l’orgoglio di personaggi famosi quali Maria Leczinska, Maria Antonietta, Napoleone stesso e l’Imperatrice Eugenia. Oggi si trova al Louvre, con la degna compagnia di altre mirabili opere dell’ arte e delll’ingegno umano.

Il diamante più antico di cui si conoscano le origini con buona attendibilità è il Briolette of India, di carati 90,388. Questa gemma è infatti nota da oltre 1000 anni, é estremamente inconsueta sia per il taglio, sia per il colore. Verso la metà del XII secolo Luigi VII di Francia lo donò alla bella Eleonora di Aquitania che, per amore, lo aveva seguito alla seconda crociata. Scomparso e ricomparso più volte nel corso della storia, una trentina d’anni fa giunse infine in America, ove fu venduto da un maharaja indiano a un famoso gioielliere di New York .

L’ Excelsior, del peso di carati 995,2 é un altro dei diamanti leggendari, e fino alla scoperta del “Cullinan” nel 1905 detenne l’ambito primato di diamante grezzo più grande del mondo. Quasi leggendaria, la sua storia racconta che la sera del 30 giugno 1893, un minatore scoprì un enorme diamante nella miniera di Jagersfontein, in Sudafrica: lo consegnò al capo della miniera e ricevette per tutto compenso un cavallo, però fornito di sella e morso!
Da questo grezzo, tendenzialmente incolore la cui forma ricordava quella di un pane di segale, sono state tagliate 21 pietre tra le quali la più importante per bellezza e peso è l’Excelsior I di Cts 69,68. Per inciso, il nome “Excelsior” dovrebbe significare “il più alto”. Proveniente dalla Sierra Leone, una mirabile gemma del peso di 54,25 carati, chiamata “Mistero d’Africa”, é un diamante di seducente bellezza e il suo taglio eccellente lo fa risplendere di luce da ogni angolo di osservazione.
Un diamante molto particolare sia per il grande valore storico, sia per la particolarità della forma è sicuramente lo “Shah”. La gemma, di colore leggermente paglierino e dal peso è di “soli” 88,7 carati, ha una forma arcaica, in un certo senso primitiva per i gusti attuali; infatti è un taglio a tavola con tre facce di sfaldatura e una di sfaccettatura. Ma la fama è dovuta al fatto che questa gemma è uno dei pochi diamanti esistenti con incise delle iscrizioni, il che lo rende praticamente unico nel suo genere. Fu donato dai Persiani allo zar Nicola I° come “segno di dolore” per il grave fatto di sangue che il 30 gennaio 1829 aveva coinvolto l’ambasciatore Russo. Ancor oggi è uno dei pezzi di maggior valore dei tesori dell’Unione Sovietica ed è esposto nelle ben sorvegliate sale del Cremlino.

Un discorso a parte deve essere fatto per gli esemplari di “colore fantasia”, che da secoli rappresentano una piacevole e rara anomalia dell’affascinante mondo dei diamanti.

Nel 1949 Harry Winston acquistò “1’Hope” e dopo una decina d’anni lo spedì in regalo (per posta!) allo “Smithsonian Institute” di Washington, che ne é l’attuale proprietario. Di provenienza indiana e del peso di 45,52 cts, se esposta alla luce ultravioletta questa gemma presenta una leggera ma caratteristica fluorescenza rosa.

Il più grosso diamante di colore verde mela che si conosca è il “Dresden Green”. Attualmente è conservato presso i tesori di Dresda (Grunes Gewolbe) ed il suo peso raggiunge i 41 cts. Anche la sua storia è straordinaria e, in alcuni periodi, persino oscura. Nel 1743 fu acquistato da Federico Augusto di Sassonia alla fiera di Lipsia, montato su di una spallina militare da alta uniforme.
All’inizio del nuovo millennio, questo diamante, é stato oggetto di un’approfondita analisi gemmologica da parte di un gemmologo svizzero, George Bosshard, che con moderne apparecchiature ne ha esaminato a fondo i diversi aspetti scientifici e redatto poi un accurato rapporto a conferma dell’origine naturale dello stupendo, delicato colore.

Il “Sultan of Marocco” è un diamante di colore verde-azzurrino, tagliato a forma di cuscino del peso di 35,2 carati. Si dice che dal 1840 la famiglia Youssoupov ne sia stata la proprietaria ma, se ciò fosse vero, questo sarebbe in antitesi con l’ipotesi della sua origine africana, in quanto, in quell’epoca, i diamanti più importanti arrivavano solo dall’India o dal Brasile. In ogni caso, dovrebbe il suo nome ad un sultano del Marocco, la cui identità é sconosciuta, che ne fu a lungo l’orgoglioso possessore.

Il “Condé”, un celeberrimo diamante rosa tagliato a goccia del peso di 9,01 carati, è una delle pietre storicamente più famose, e certamente una di quelle dall’aspetto più piacevole. Fu acquistato nel 1643 da agenti di Luigi XIII° e donato al Principe di Condé in riconoscimento dei servigi resi durante la guerra dei trent’ anni, e restò alla famiglia Condé fino al 1892. Donato allo stato francese, oggi si trova al Museo Condé di Chantilly.

Il “Tiffany”, un diamante di colore giallo con un peso originario di 287,42 carati, fu estratto nella miniera di Kimberly, in Sud Africa. L’anno dopo il ritrovamento fu acquistato da Tiffany & CO. che lo fece tagliare a Parigi, ricavandone una pietra con un taglio di 90 faccette del peso di 128,51 cts.

Sempre di colore giallo, il diamante chiamato “Fiorellino” è una gemma del peso di 137,27 cts la cui storia é circondata da mistero perché se ne sono perse le tracce dalla fine della prima Guerra Mondiale.

Diamante leggendario nella storia di questi inarrivabili cristalli é l’Orloff, gemma del peso di 189,62 carati appartenente all’URSS, oggi custodita tra i gioielli della Casa Reale Russa.

Altro diamante di color blu intenso e di provenienza indiana è il “Wittellsbach”: appartenne a Filippo IV° di Spagna, che nel 1664 lo donò alla figlia, futura moglie dell’’imperatore Leopoldo I°. Nel 1722 passò alla nobile casata Wittelsbach da cui prese il nome, e nel 1931 fu messo in vendita a Londra da Christie’s. Rimasto invenduto alle prime tornate, tramite un commerciante di Anversa fu in seguito acquistato (nel 1964) da un collezionista tedesco.
Il “Great Chrysanthemum” é un’altra favolosa gemma di colore bruno-violaceo con mirabili riflessi d’oro. Il suo peso allo stato grezzo, era di 198,28 carati, pesa ora 104,15 cts. Fu rinvenuta in Sudafrica nel 1963 e tagliata  poi a goccia da tale Julius Cohen.

Un diamante grezzo di eccezionali dimensioni, (pesava infatti 868,80 cts, il terzo per grandezza fra tutti quelli mai ritrovati), proviene dalla Sierra Leone, dove fu scoperto il 14 febbraio del 1972. L’esemplare, chiamato “Star of Sierra Leone”, venne tagliato in undici diamanti principali.
Il più grande del peso di 143,20 cts, venne in seguito sottoposto a un nuovo taglio per eliminare alcune imperfezioni.

Un altro diamante importante è “1’Anonimo” o “1’Innominato” del peso da grezzo di carati 755,50, fu rinvenuto nella miniera di Premier in Sud Africa durante il centenario della De Beers. Dal momento che il cristallo presentava pericolose tensioni interne ed evidenti inclusioni scure, il taglio venne affidato a Gabriel Tolkowski, famoso maestro tagliatore di Anversa che, pur con tecnologie moderne, impiegò oltre un anno di studi preliminari prima di riuscire ad ottenere un diamante del peso di 545,67 cts tagliato a cuscino, per l’esattezza “a fire-rose”, con 148 faccette di cui 55 per la corona, 69 per il padiglione e 24 per la cintura. Di proprietà della De Beers, questa pietra fu presentata in Thailandia nel 1995 ove fu acquistata dalla famiglia reale tailandese: oggi si chiama “Golden Jubilee Diamond” per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’’incoronazione dell’attuale sovrano.

Per finire, ricorderemo ancora un eccezionale cristallo al quale la storia non ha ancora dato un nome, benché acquistato nel 1984 da due famosi gioiellieri di Dallas. Da un grezzo di 890 carati di un gradevole colore “giallo canarino” fu ricavata una gemma di 407,48 carati, tagliata a scudo a New York con oltre sei mesi di lavoro. Degna di nota la precisa scelta estetica che privilegiò innanzitutto la bellezza della gemma, a spese delle dimensioni finali. Proposta all’asta di Christie’s nell’ottobre del 1988 furono offerti solo diciotto miliardi, e venne pertanto ritirata. Probabilmente non sarà ulteriormente riproposta, e rimarrà quindi agli attuali proprietari.

Aggiudicato invece il “Begum blu”, un magnifico diamante di 13,78 carati, appartenuto alla principessa Salimah Aga Khan, per una cifra vicina ai dieci miliardi.

A titolo di cronaca aggiungiamo anche un diamante color rosso porpora del peso di 0,95 ct, che spuntò ben 880.000 $: il prezzo più alto in assoluto per un diamante inferiore al carato!

RUBINI CELEBRI

Curiosamente  il più famoso “rubino” del mondo, il Black Prince’s Ruby, non è un rubino bensì un bellissimo spinello rosso ed é incastonato accanto ad un altrettanto famoso diamante, il Cullinan II, sulla Corona Imperiale Britannica conservata ed esposta nella Torre di Londra.

I migliori rubini appartengono invece al tesoro della corona iraniana, anche se occorre precisare che non si tratta di pietre dalle dimensioni eccezionali: infatti, rubini di ottima qualità e di oltre 10 carati sono davvero rarissimi.
I tre esemplari più importanti sono due cabochon ovali di color rosso porpora, rispettivamente di 75 e 50 carati, e un cabochon asteria (ossia con un’inclusione a stella) di 45 carati, tutti e tre montati in oro su di un globo terrestre, insieme ad altre 51.366 pietre diverse. Questo capolavoro dell’ arte orafa antica si trova ora nei caveaux della banca Markazi di Teheran e sono certamente pochi i fortunati che hanno il privilegio di poterlo ammirare.

Fonte ancor oggi della maggior parte dei rubini più pregiati è la miniera di Mogok, la quale era posta sotto lo stretto controllo ferreo dei regnanti al punto tale che tutte le pietre di peso superiore a 5 carati erano di proprietà della corona e, pena la morte, dovevano essere consegnate al Re! Per aggirare questa imposizione dittatoriale, molti rubini vennero rotti in pezzi più piccoli, il ché probabilmente ci ha sottratto il piacere di ammirare degli esemplari con dimensioni eccezionali.

Troni, armi e suppellettili di principi indiani sono spesso impreziositi dalla presenza di splendidi rubini; nel museo di Topkapi, ad Istambul, si può ammirare il trono di Nadir Shah portato come bottino di guerra dalle regioni indiane, che ne é letteralmente ricoperto.
Fra i migliori cristalli di origine birmana ricordiamo il “Nga Mauk”, da 98 carati, proveniente da un enorme grezzo che il proprietario divise in due parti. Una di queste fu donata al re, mentre dalla seconda (acquistata successivamente dallo stesso Re a Calcutta), venne tagliata una gemma di eccezionali dimensioni (74 carati) e conosciuta poi con il nome di “Kallahpyan”.

Ricordiamo anche uno stupendo esemplare venduto all’asta da Sotheby’s agli inizio degli anni ’90: pesava circa 32 carati e fu aggiudicato ad un anonimo compratore per una somma vicina ai quattro milioni di dollari .

Fra i rubini stellati, il migliore è probabilmente il “Rosser Reevees” proveniente dallo Sri Lanka, di 137,7 carati che si trova attualmente nello Smithsonian Institute di Washington, mentre un secondo esemplare, di 100 carati si può ammirare nel museo di storia naturale di New York.

Per finire, al Louvre fa bella mostra di sé una coppia di bracciali appartenuta alla figlia di Luigi XVI° con un totale di 72 rubini  accostati a numerosi diamanti.

ZAFFIRI CELEBRI

Nell’aristocrazia delle pietre più celebri, lo Stuart e il St. Edward, che sono incastonati nella corona d’Inghilterra hanno sicuramente un posto importante e di tutto rilievo. Esemplari magnifici appartennero alle varie monarchie europee, soprattutto inglese e francese, ma anche allo Zar di Russia, il cui tesoro comprendeva uno zaffiro di ben 249 carati.

Tra gli zaffiri incisi nell’ antichità, uno dei più famosi è il cosiddetto “sigillo di Alarico” re dei Goti, sul quale figura il busto del sovrano circondato dalla scritta “ALARICUS REX GOTHORUM”.
Ricordiamo inoltre che esistono numerosi zaffiri stellati di enormi dimensioni, tra cui uno di 563 carati, chiamato lo “Star of India”. La maggior parte degli esemplari di grossa pezzatura e di buona qualità provengono dallo Sri Lanka, isola dell’ oceano indiano che sembra prediletta dagli dei per l’ abbondanza, la bellezza e le varietà di pietre dei suoi giacimenti.
Degno di menzione lo zaffiro “Logan” del peso di 423 carati, di un bellissimo colore blu intenso, anch’ esso conservato presso lo Smithsonian Institute di Washington.

Recentemente ad un’asta di Cristie’s è stato presentato uno splendido zaffiro del peso di carati 337,66, che estratto nello Sri Lanka all’inizio del secolo fu presentato al pubblico solo dopo la  guerra mondiale. Per una singolare coincidenza, questo zaffiro ha esattamente lo stesso peso, anche se è di forma leggermente diversa, del favoloso zaffiro appartenuto a Caterina la Grande: questo esemplare ha fatto parte dell’ esposizione dei “gioielli di corte” di Harry Winston, manifestazione che ebbe un clamoroso successo tra il 1949 e il 1953, nel corso di una manifestazione itinerante per tutta l’America.

Altro celebre zaffiro é quello, a forma di goccia, che sormonta la corona di Rodolfo II° e che é custodito nella Schatzkammer (camera del tesoro) di Vienna.

Di eccezionale valore storico, oggi conservata nella cattedrale di S. Vito a Praga, una corona tempestata di ben 19 zaffiri a cabochon, tra i quali sei di dimensioni superlative, già appartenuta a Carlo IV°. Un altro grande cristallo di zaffiro di circa 132 cts, con forma di losanga e lucidato su tutte le facce é stato descritto nell’ elenco dei gioielli della corona di Francia (nel 1791). Questa gemma é visibile nel museo di storia naturale di Parigi.

Dignità, bellezza, valore, sono gli attributi appena adeguati per due eccezionali cristalli che non possiamo non citare: il primo, di enormi dimensioni e tagliato a cabochon, fu incastonato dal gioielliere Cartier fra le zampe di una spilla in platino, a forma di pantera, tempestata di diamanti e di brillanti. Il gioiello fu donato da Edoardo d’Inghilterra alla moglie, Wallis Simpson, in occasione della clamorosa rinuncia al trono; il secondo é uno splendido zaffiro tagliato a forma di cuscino rettangolare, sfaccettato, che su di un anello di oro giallo di fattura semplicissima, da oltre quattrocento anni fa bella mostra di sé nel tesoro segreto del Vaticano. Inutile dire che, finora, solo pochi, hanno avuto il privilegio di ammirarlo. All’inizio del nuovo millennio é stato accuratamente analizzato e, insieme ad altre pietre di incomparabile bellezza, potrebbe in un domani non troppo lontano, se non esibito, essere almeno fotografato con la cura necessaria.

Di notevole interesse sono due zaffiri, uno denominato “Star of India”, di 563 carati e di ben quattro centimetri di diametro, l’altro “Star of Asia”, del peso di 330 carati. Si trovano, rispettivamente, al museo di storia naturale di New York e allo Smithsonian Inst. di Washington.
Curiosità della natura, e chiamato impropriamente zaffiro, un bellissimo corindone ovale, bicolore, che degrada da un intenso blu dei bordi verso un favoloso giallo dorato del centro. Proveniente da Sri Lanka, l’esemplare si trova nel museo di storia naturale di Parigi. Premesso che gli esemplari di qualità eccelsa sono comunque davvero rari, a differenza del rubino, gli zaffiri di dimensioni notevoli sono decisamente più frequenti, per la gioia dei fortunati estimatori di questa vera e propria goccia di cielo.

SMERALDI CELEBRI

Nei musei di tutto il mondo sono conservati numerosi smeraldi di eccezionale bellezza. Molti di questi sono o fecero parte dei tesori delle corone reali: tra questi ricordiamo la magnifica collana del tesoro della corona di Persia sulla quale sono incastonati 57 Smeraldi di dimensioni ragguardevoli e di notevole pregio. Importante nella storia degli smeraldi, tanto per le dimensioni quanto per il profondo colore, é lo smeraldo che fa parte, del tesoro della corona di Vienna, e che ha un peso di 2.205 carati.

Altro gioiello di inimitabile bellezza è la “corona delle Ande”, un ex voto del 1600 circa, dove sono incastonati 453 smeraldi (il maggiore dei quali è di 45 carati) di incomparabile colore e trasparenza.

Un oggetto leggendario è quello che Remando Cortez, uno dei più conosciuti conquistadores spagnoli, ci descrive nei suoi appunti: un teschio sul quale incastonato insieme ad altre pietre sfavillava un enorme smeraldo a forma di piramide. Questo oggetto, conosciuto con il nome di “tribunale di Dio” era utilizzato dai giudici Atzechi per decidere l’innocenza o la colpevolezza dell’ accusato. Durante il trasporto di questa gemma verso la Spagna cadde nelle mani dei francesi e purtroppo, a tutt’oggi, se ne sono perse le tracce.

Al Museum of natural history di New York primeggia fra i pezzi più importanti il “Patricia”, uno splendido smeraldo di forma esagonale, di ben 632 cts, mentre al Cremlino, nelle bacheche dell’armeria si può ammirare un esemplare di dimensioni minori ma di colore stupendo, di 135,25 cts di forma quadrata, montato su di una spilla.

Eccezionali per bellezza e dimensioni anche gli smeraldi (di provenienza colombiana) che appartengono al famoso museo Topkapi di Istanbul, che vanta tra i pezzi più famosi il celebre pugnale di Nadir Shah la cui impugnatura é arricchita da tre esemplari di incomparabile bellezza e valore.

Gli smeraldi hanno avuto un posto di primo piano anche nella religione cattolica, dal mitico Graal, la coppa in cui Gesù avrebbe consacrato il vino dell’Ultima Cena, all’ ostensorio del Tesoro degli Asburgo, il calice era ricavato da un unico, enorme smeraldo .

Un bellissimo smeraldo a forma di uovo, inciso, spicca sul triregno già tempestato di pietre preziose, che Napoleone I° donò in occasione della sua incoronazione ad imperatore al Papa Pio VII come segno di riconoscenza per la sua presenza.

PERLE CELEBRI

La storia delle perle si confonde con la leggenda, e comunque si perde nella notte dei tempi, poiché, quasi certamente questa gemma, é stata il primo monile ad essere impiegato come gioiello e simbolo di potere.
Già 2500 anni prima di Cristo i popoli orientali, e particolarmente quelli asiatici, ne facevano un discreto uso ornamentale e le civiltà più antiche ed evolute ne apprezzavano la bellezza, impiegandola estesamente. Assiri, Fenici, Egizi e Persiani, seguiti poi da greci e dai romani, descrivono le perle nei numerosi documenti ritrovati dagli storici e dà gli archeologi come “pietre prodotte dal mare” o, addirittura, come “figlie della spuma del mare”.

La croce del sud è sicuramente il gioiello più famoso proveniente dall’Australia, rinvenuto nel 1886 formato da 9 perle perfettamente uguali e saldate tra di loro a forma di croce. Un altro gioiello antico conosciuto costituito da perle é una collana appartenuta, pare, ad una regina persiana e custodita oggi presso il Museo del Cairo.

Molto più famosi sono gli orecchini di Cleopatra, formati da due perle a goccia una delle quali venne distrutta dalla stessa regina, l’altra caduta nelle mani dei Romani fu, per ordine di Augusto, portata a Roma e divisa in due parti dalle quali vennero ricavati due orecchini per ornare la statua di Venere Pantheon.

Le perle venivano anche cucite come ornamento sulla stoffa degli abiti; sembra che Elisabetta I di Inghilterra nutrisse una vera e propria passione per questo tipo di decorazione e che sia arrivata ad utilizzare perle false, data l’impossibilità di procurarsi perle naturali, per ornare i propri abiti.

Uno degli esemplari più belli proveniente dalle Americhe è la “Peregrina” una perla perfettamente sferica, con un bell’oriente (lucentezza), di grandi dimensioni (33,5 carati) e di colore bianco che pare sia appartenuta a Filippo II di Spagna; sembra sia passata in seguito a Maria Tudor figlia di Enrico VIII, nel 1969 Richard Burton l’acquistò ad un’asta di New York per 37.000$, donandola alla moglie Liz Taylor.

L’esemplare di maggiori dimensioni rinvenuto nel 1934 nell’isola di Palawan al largo delle Filippine misura ben 22 cm in lunghezza e 10 cm in larghezza, con un peso di 1.595 carati, fu ceduta nel 1969 per 2 miliardi e duecento milioni di Lire a Wilburn Cobb, passò alla storia con il nome di “Perla di Allah”.

La seconda più grande perla conosciuta é la “Perla d’Asia” che raggiunge i 605 carati. Essa é di colore bianco e la cui forma è simile quella della melanzana. Sconosciuta l’epoca del ritrovamento, pare sia appartenuta ad uno degli antichi imperatori della Cina. Fu venduta sul mercato londinese ad un famoso gioielliere che la montò contornata da una splendida giada e da un cabochon di quarzo rosa,ma il peso e le dimensioni finali ne resero impossibile l’utilizzo, questo meraviglioso gioiello è tuttora custodito nel caveaux di una banca inglese, avvolta in un drappo azzurro all’interno di un cofano d’oro.

Inferiore di dimensione alla Perla d’Asia e la “Perla Arco Valley” offerta a Marco Polo dall’imperatore della Cina Qublay Khan. Essa era di forma barocca, aveva un peso di 575 carati e un colore bianco con riflessi bruno-rosati.

La “Perla Hope”, acquistata dal famoso banchiere Henry Philippe Hope, come il celeberrimo diamante, é una grossa perla a forma di pera di 450 carati circa che presenta una particolare colorazione: la base é di colore bronzeo che sfuma in tonalità più chiare sino ad arrivare al bianco verso l’apice.

La “Reggente” é una perla di 84 carati che faceva parte della corona di Maria Luisa di Francia; Napoleone III° la fece smontare e inserire in una spilla nel 1853 dal gioielliere Lemonnier. In seguito fu acquistata da Fabergè per conto di una principessa russa, in occasione della vendita della corona nel 1887.

La “Perla di Calais” è certamente una delle più importanti  fra gli esemplari importati in Europa. Di forma a pera e di ben 126 carati, è caratterizzata da uno splendido oriente. Le prime notizie che la riguardano provengono dall’India e risalgono al 1620. Acquistata dal mercante francese Georgibus, fu ceduta a Filippo IV° re di Spagna che oltre a pagare 40.000 ducati, gratificò il venditore con il titolo di suo consigliere nelle Indie. Esemplare unico venne utilizzata come bottone della cappa reale.

Filippo II° di Spagna possedeva una perla proveniente da Panama, “l’Incoparabile”, il cui peso era di 33,50 carati, alla sua morte venne ereditata dalla moglie di Filippo III°. Nella storia Italiana compare la “Perla del San Sepolcro”, che fu offerta a sua maestà Re Vittorio Emanuele II° e montata sulla corona reale nel 1868 dal gioielliere Augusto Castellani.

La “Queen Pearl” é una perla di 25 carati circa, tonda, proveniente da un mollusco d’acqua dolce. Oggi appartiene all’Università della Pennsylvania ma giunse in America tramite l’imperatrice Eugenia che la donò ad un giovane americano che l’aveva aiutata durante la fuga da Parigi.

Luigi XIV fu un grande mecenate della gioielleria e tra gli splendidi gioielli da lui commissionati ricordiamo le famose “Perla Mancini”, due grosse perle a goccia montate come orecchini e donate dal re alla sua amante Maria Mancini.

Concludiamo questa carrellata sulle perle famose con il favoloso diadema creato per l’incoronazione dell’imperatrice dell’Iran nel 1967. I gioiellieri che fabbricarono crearono questo gioiello unirono 1646 elementi tra cui 105 grosse perle, 1469 diamanti, 36 rubini e 36 smeraldi, il tutto a contorno di un eccezionale smeraldo di 150 carati.

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